Nel 1155 Spoleto, "munitissima
città, difesa da cento torri" fu, secondo la tradizione,
distrutta da Federico Barbarossa e se le varie dominazioni
subite da un lato portarono morte e distruzione, dall'altro
hanno arricchito Spoleto di monumenti insigni. Contesa poi,
tra l'Impero e la Chiesa, fu a questa aggregata da Innocenzo
III nel 1198 e definitivamente nel 1247. Funestata da
conflitti tra Guelfi e Ghibellini, fu riappacificata dal
cardinale Egidio Albornoz, (che, nel 1359, diede inizio ai
lavori di costruzione della splendida Rocca come sede dei
governatori della città); fu assicurata alla Chiesa e fatta
centro importante dello Stato Pontificio che le mandò
autorevoli governatori, tra questi anche Lucrezia Borgia
(1499). Dal Rinascimento in poi Spoleto si trasformò
progressivamente da centro prevalentemente strategico a
centro culturale, con la fondazione dell'Accademia degli
Ottusi (oggi Accademia spoletina). Seguirono periodi di
splendore e di decadenza. Durante l'occupazione francese,
Spoleto fu capoluogo prima del Dipartimento del Clitunno e
poi di quello del Trasimeno, non tanto in omaggio al
retaggio storico dell'antica Caput Umbriae quanto, più
pragmaticamente, per la sua prossimità ai territori montani
confinanti con il Regno di Napoli, e perciò esposti alla
penetrazione del brigantaggio, che consentiva un più agevole
controllo territoriale. La Restaurazione (1814) ne fece una
sede di Delegazione pontificia sino a che, il 17 settembre
1860, le truppe del generale Brignone, unirono Spoleto al
nuovo Stato italiano.